venerdì 19 dicembre 2008

Natale con gli studenti

una settimana fa ho saputo della festa di ieri, con studenti e docenti, nel mio Dipartimento..... (clicca sul titolo e leggi)

martedì 16 dicembre 2008

COMPITO PER LE VACANZE


Thursday 18 December 2008
L'università è malata e la ricerca langue - suona continuamente l'allarme - e gli attacchi denigratori, accompagnati da un clima di generale sfiducia nella ricerca, da parte dei mezzi di comunicazione e dell’opinione pubblica non risparmiano colpi.
Negli ultimi cinquanta anni vi è stata un’unica riforma organica dell'Università, quella di Ruberti, che conosceva bene il mondo della ricerca e che l’aveva fatta ai massimi livelli.

La riforma didattica che ha successivamente introdotto i due livelli di laurea si è caratterizzata come un intervento su un aspetto importante ma parziale dell’Università, mentre le varie leggi che si sono sovrapposte negli anni hanno quasi sempre peggiorato la situazione, introducendo idee poco innovative e poco riformatrici, spesso dettate da dilettantismo o da interessi corporativi.
Perché intervenire hic et nunc? Perché solo quando si comincia a toccare il fondo vi sono opportunità per gli spiriti liberi di farsi sentire. Stiamo uscendo dai dipartimenti, dalle biblioteche, dai laboratori per bussare alle porte della Politica e dell’opinione pubblica lanciando un serio segnale d’allarme, con l’auspicio di far capire che la cultura e la scienza sono dei pilastri fondanti di un Paese. Senza il contributo delle teste pensanti, l'Italia non ha futuro, non ha gli strumenti per affrontare le sfide enormi che abbiamo di fronte: il perfect storm dell’economia e della finanza - di cui politici ed economisti non avevano previsto il sopraggiungere - gli enormi problemi della globalizzazione, dei cambiamenti climatici, della crisi energetica.
Il ruolo della scienza e dell’università in un paese sviluppato non è minore di quello della politica o della produzione industriale; scienza ed università dovrebbero essere al di sopra degli schemi di logiche politiche perchè pilastri e motori propulsori della società tutta e del suo futuro. Purtroppo la tradizione italiana si è caratterizzata, e continua a caratterizzarsi, per l’intreccio di stretti rapporti tra piccoli gruppi di potere accademico e potere politico. Oggi crediamo, anzi siamo obbligati a credere, che in tutti gli schieramenti politici, di governo ed opposizione, vi siano persone che comprendano perfettamente questi problemi; è ad essi che offriamo un patto di collaborazione, con l’obiettivo comune e prevalente di non sprecare l'enorme patrimonio di intelligenza che esiste nel nostro paese.
Offriamo questo documento programmatico con delle linee guida per quei cambiamenti dovuti da tempo e che, se introdotti nel secolo scorso, avrebbero prodotto un paese migliore. Questa è solo una prima apertura di un dibattito complesso che ci auguriamo possa coinvolgere molti altri soggetti. Chi fa scienza e cultura, soprattutto stante lo scenario attuale ed imminente, vuole e chiede di partecipare da protagonista.

TRASFORMIAMO L'UNIVERSITÀ!

La nostra idea di Universitas futura è fondata su tre principi:
valutazione, competizione e cooptazione. In dettaglio, il programma si può declinare in dieci linee guida essenziali:

(1) Abolire i concorsi ed i raggruppamenti concorsuali, introducendo eventualmente una idoneità nazionale. Disgiungere le procedure di chiamate esterne da quelle per l'avanzamento di carriera.

(2) Imperniare la struttura universitaria intorno ai Dipartimenti, abolendo le facoltà; processo peraltro favorito dalle tendenze in atto in grandi atenei come La Sapienza di devoluzione verso una struttura federata.

(3) La valutazione deve influire sui fondi di finanziamento ordinario (di Dipartimenti, Laboratori, Dottorati) per almeno il 30 %.

(4) La valutazione deve influire sullo stipendio in modo sensibile, in casi speciali, anche al di sopra del 30 %.

(5) I criteri di valutazione devono dipendere dai macrosettori. Il metodo è fondato sulla peer review da parte di persone esterne e di chiaro livello scientifico, con un sostanziale contributo di colleghi stranieri qualificati. Si potrebbe partire dai raggruppamenti disciplinari nei macro-settori esistenti, abolendo la divisione in settori scientifico-disciplinari, incoraggiando al contempo quegli scambi interdisciplinari che sono il motore dell’evoluzione della Scienza.

Area 01 - Scienze matematiche e informatiche
Area 02 - Scienze fisiche
Area 03 - Scienze chimiche
Area 04 - Scienze della terra
Area 05 - Scienze biologiche
Area 06 - Scienze mediche
Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Area 09 - Ingegneria industriale e dell'informazione
Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Area 12 - Scienze giuridiche
Area 13 - Scienze economiche e statistiche
Area 14 - Scienze politiche e sociali

(6) Abolire il lavoro universitario precario sottopagato, in qualunque forma.

(7) Trasformare i ricercatori in docenti.

(8) Abolire il valore legale del titolo di studio, così da favorire una reale differenziazione tra strutture universitarie virtuose e non virtuose. Ciò è particolarmente importante per contrastare il fenomeno di quelle università private che non fanno ricerca e che si limitano esclusivamente a rilasciare titoli.

(9) Fare la valutazione in primis per sistemi aggregati (ad esempio, i Dipartimenti), e successivamente fino al livello individuale dei ricercatori e professori.

(10) Favorire in tutti i modi possibili la mobilità, soprattutto nelle fasi iniziali della carriera, introducendo, in modo flessibile, il vincolo che impedisce l’inizio della carriera nella stessa sede universitaria in cui si sono compiuti gli studi di dottorato.
Si possono prospettare varie soluzioni, la base condivisa deve essere la flessibilità: valutare gli impegni reali, didattici, scientifici e amministrativi. Partiamo da alcune possibili innovazioni:

A) I dipartimenti possono offrire contratti diversi con diversi carichi didattici in base alle valutazioni dei docenti e ricercatori.

B) Si può introdurre la possibilità di fare una scelta volontaria e reversibile fra carriera didattica e scientifica per quei colleghi che non hanno interesse nel continuare a fare ricerca e non vogliono perciò essere sottoposti ad una stringente valutazione di tipo scientifico.

C) La ricerca deve essere finanziata con grants individuali, o per progetti specifici. Questi grants permetterebbero, tra le altre cose, anche di ridurre il carico didattico a fronte di una documentata attività di ricerca. I grants dovrebbero essere di durata limitata (tra i due ed i cinque anni) e l'assegnazione dovrebbe essere basata sulla valutazione di un progetto di ricerca e del curriculum da parte di revisori internazionali. I fondi dovrebbero permettere di finanziare almeno il 20% dei docenti. Il vantaggio per chi fa ricerca ad un livello elevato sarebbe di ridurre il carico didattico, mentre chi la fa ad un livello medio-alto potrebbe passare da un regime all'altro più volte nel corso della propria carriera.

Un’ulteriore opzione in entrambi i casi potrebbe essere di selezionare solo un numero limitato di Università di Ricerca lasciando alle altre un ruolo più professionalizzante.

CONCLUSIONI

Vi sono due punti essenziali che, volutamente, non sono affrontati in questo documento, didattica e governance.

Per quanto riguarda i fruitori della didattica - gli studenti - ci pare superfluo ribadire che sono al centro della nostra attività. Siamo reduci da anni di duro lavoro, pur con diversi limiti ed errori, per adeguare i percorsi didattici alle lauree organizzate in due livelli. Occorre continuare a razionalizzare i curricula, in particolare per quanto riguarda gli esami ed il numero chiuso. Il problema più importante sono i servizi, le tasse e le borse di studio o prestiti d'onore. I servizi e le residenze studentesche richiedono ingenti finanziamenti, con il concorso dei comuni, le regioni e le altre amministrazioni. Il discorso delle tasse si lega immediatamente con quello della governance.

La governance è un problema da affrontare perchè l'autonomia come è stata configurata è un disastro. Crea clientele interne alle Università e limitate possibilità di controllo, si somma ad altri difetti strutturali esprimendo in taluni casi rettori di basso profilo. Negli Stati Uniti ci sono i Regents che si occupano di questo e non sono professori universitari. Si pone un vero e proprio problema di separazione di poteri tra amministratori e controllori.

All'interno della governance vi è anche il problema degli incentivi, carriera e remunerazione del personale tecnico e amministrativo. Ciascuno di noi conosce segretarie, amministratori, tecnici bravissimi che spesso svolgono funzioni di gran lunga superiori alla loro qualifica, magari accanto a fannulloni di livello superiore. Anche qui è necessaria una profonda riflessione che elimini le incrostazioni burocratiche di anni di inerzia.

Infine la proliferazione di Università di provincia è responsabilità dei politici e devono essere risolte in sede politica insieme a quei referenti accademici che le hanno favorite.


Per riassumere la piattaforma programmatica di Universitas Futura, si passano in rapida rassegna i tre principi fondamentali.

Valutazione: vuol dire valutare preventivamente progetti, laboratori, dottorati in fase di finanziamento e poi successivamente in fase di rendicontazione. Insomma, controllo dei risultati invece di un groviglio di regole burocratiche inefficaci e dannose. La valutazione, per essere sensata, deve però confrontare le condizioni di partenza nel caso di progetti che richiedano notevoli finanziamenti, altrimenti si favoriscono solo le istituzioni già forti riducendo le opportunità delle altre.

Competizione: vuol dire finanziare solo quei laboratori, dottorati che hanno un profilo di eccellenza senza disperdere in mille rivoli le limitate risorse. Vuol dire utilizzare quelle risorse esistenti che ora sono spesso sprecate. Vuol dire anche premiare i migliori con incentivi economici e permettere alle varie sedi di fare offerte competitive per attrarre i migliori ricercatori e docenti.

Cooptazione: vuol dire togliere tutte le pastoie burocratiche dai meccanismi di reclutamento e progressione di carriera lasciando la piena responsabilità ai dipartimenti o ai laboratori. Disgiungere le funzioni scientifiche da quelle amministrative.

Vi è però una parte che spetta alla politica.
Deve essere detto esplicitamente, e con la responsabilità delle azioni conseguenti, che la ricerca scientifica è un obiettivo prioritario dei governi e del parlamento. Vi è una sola risposta seria a questa domanda, quella di allineare la percentuale del nostro PIL dedicato alla ricerca a quella dei paesi virtuosi. In assenza di questa risposta abbiamo il dovere morale di informare i nostri giovani che la ricerca in Italia non è una priorità e che quindi devono regolarsi di conseguenza nelle loro scelte. Di fatto i giovani migliori lo comprendono fin da subito come dimostra l'alto numero di nostri dottorati che si trasferiscono all'estero a fronte di un numero quasi nullo di ricercatori stranieri che emigrano in Italia.

Walter Lacarbonara e Claudio Procesi
l'edificio crolla.