sabato 6 dicembre 2008

Sulle Università A e B. Qualche commento

Visto che Procesi ha ripreso il mio punto sulle Università differenziate, provo a spendere qualche altra parola sull’argomento, che è poi la sfida iniziale con Settis
Io, seguendo Settis, le ho chiamate Università di Ricerca (UR) e Università di Preparazione Professionale (UPP). Rinominiamole pure A e B.
Il motivo di fondo per la distinzione è quello di utilizzare meglio le risorse statali limitate. 100 Università dove si concedono dottorati di ricerca sono troppe! Bisogna diminuirne il numero! Lo credo che non ci sono abbastanza fondi per i dottorati quando se ne danno a c.. e p…. Dove esistono equipes di ricerca con facilities tali da essere competitive sul piano internazionale, il dottorato di ricerca è una necessità, dove non esistono è uno spreco. Se le Università tipo A (UR) fossero ridotte a 20 o 30, le equipes di ricerca che le animano potrebbero contare su 2 o 3 dottorandi ciascuna. Guardate le pubblicazioni scientifiche a livello internazionale delle scienze sperimentali. Oggi vi sono sempre molti autori (a volte più di dieci) ma due sono quelli più importanti, cui va la maggior parte del credito (attenzione alle valutazioni oggettive per persone singole!): il primo è generalmente il dottorando che fa il lavoro come tesi di dottorato, l’ultimo è il capo dell’equipe che pianifica e propone la ricerca in un quadro più generale. La carriera di un ricercatore consiste proprio nell’arrivare dal primo all’ultimo posto della lista. In mezzo ci sono tutti i gradini intermedi (anche i vecchioni come me , a volte!). L’80 90 per cento della ricerca scientifica sperimentale vera, a livello internazionale, è portata avanti da dottorandi (pagati possibilmente bene, magari con le provvigioni necessarie per le malattie e la pensione), altro che hobby optional !!
Inoltre si potrebbe evitare di dare i dottorati nelle scienze non sperimentali (mantenendoli per la matematica naturalmente) ed in quelle professionali.
Per scegliere quali saranno le sedi giuste per le UR (A), questo fa parte del lavoro di valutazione, e ci ritroviamo alla solita questione. Certo non si potrà lasciare questo compito a Giavazzi o ai candidi saggi della Gelmini!!!
Ricordo ancora che nei miei punti originari (vedi mio blog) avevo anche cercato di abbozzare un meccanismo per implementare la differenziazione in A e B ed il modo per gli atenei di passare in maniera competitiva dall’una al’altra delle due forme.

Giovanni Giacometti

2 commenti:

seldon ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
seldon ha detto...

Io credo che le due proposte non sono molto diverse, purché se ne deduca qualche corollario. Se si separa il contratto automaticamente si potrebbero produrre le Università in cui non vi è la massaa critica per fare i dottorati e si rinormalizzerebbero le risorse. I dipartimenti potrebbero automaticamente definirsi più orientati alla ricerca o alla didattica. Il vantaggio secondo me e` che si tratterebbe di una procedura molto più facile da implementare, già da adesso i migliori docenti che non fanno ricerca spesso aumentano volontariamente il proprio carico didattico per un senso di dovere verso le Istituzioni.