martedì 9 dicembre 2008

CERCHIAMO DI CAPIRCI!

La discussione va avanti, un po' disordinata, ma un concetto essenziale, al di là di tutti i dettagli, stenta ancora ad imporsi.

Quello che è necessario è far emergere quella classe dirigente scientifica, sana, competente ed aperta che esiste in Italia ma che è bloccata da infinite trappole burocratiche, veti politici e sindacali etc..
È assurdo pensare di metterci per alcuni anni sotto la tutela di colleghi stranieri, le persone eccellenti già le abbiamo, o affidarci alla sorte oppure inventare altri marchingegni formali che dovrebbero garantire per forza comportamenti virtuosi.

L'unica cosa che impedisce comportamenti poco virtuosi ad uno scienziato di fama internazionale, oltre ovviamente alla sua coscienza, è il rischio di perdere la faccia nella propria comunità ovvero la propria credibilità. Per questo il confronto deve essere allargato fuori dei settori disciplinari, perché un singolo settore può decadere ma l'intera comunità scientifica ed accademica ha maggiori anticorpi. Quando vari colleghi protestano vivamente per l'immagine dell'università che viene spacciata dai media, non fanno altro che cercare di mostrare che una possibile classe dirigente sana esiste. Se la politica non fa la sua parte, o la fa male, questa classe dirigente non ha gli strumenti per emergere da sola, se non come avviene ora, in modo limitato, con il rischio continuo che una perenne frustrazione porta gli elementi migliori a ritrarsi nella propria ricerca e disinteressarsi del bene comune. Prima capiamo questo e smettiamo di fustigarci meglio è.

2 commenti:

Marco Vannini ha detto...

Alcuni anni fa il figlio del mio rettore ha vinto un concorso per ricercatore. Ha vinto perchè gli altri tre candidati si sono ritirati per tempo nonostante che il ragazzo 1) non avesse il dottorato, 2) avesse due soli lavori "stampati in proprio" (parole testuali, dal verbale d'esame). Il giovanotto si era appena laureato in Estimo Agrario ed il preside di medicina e' riuscito a convincere l'intera facolta' a bandire un posto di Estimo Agrario per la laurea breve in Ispettore Sanitario. Dopo sei mesi il giovanotto si e' disamorato delle ispezioni sanitarie ed e' confluito nel dipartimento di Estimo Agrario, di Agraria, in cui lavorarava anche, indovina un po' ? Papa'.
Feci circolare una mail dichiarando che il figlio del rettore andava apprezzato per la moderazione. Visto che i suoi lavori se li stampava in proprio, era da apprezzare che si fosse fermato a due. Perché non 4 o 16 o 128 ? Che bravo giovane. Ma il rettore non ha apprezzato a da qualche anno sono sulla lista nera. Due o tre articoli a 4 colonne su La Repubblica e la cosa e' finita li'. Un pezzo da 90 di scienze politiche del nostro Ateneo, uno che scrive di politica e riforme, mi scrisse che non si poteva "impiccare una persona per una cosa cosi'".
L'intera facoltà di medicina ed il rettore hanno "perso la faccia" ma questo non ha impedito a lui di essere rieletto e, presumo, ad alcuni medici di godersi quualche beneficio.
Non credo alla somma delle buone intenzioni, alla "faccia" dei nostri scienziati spesso di fama appena nazionale, ai richiami alla moralita', all'etica della nostra categoria, almeno non in Italia e certo non con i tempi che corrono.
Solo regole radicalmente diverse, agganciando la retribuzione alla produzione scientifica, agganciando il reclutamento al finanziamento dell'ente reclutatore, solo toccando le nostre tasche riusciremo a riscrivere le regole e a reinventarci un'"etica".

seldon ha detto...

Anche io potrei raccontare un episodio simile ma forse è il momento di rivedere la figura del Rettore e del CdA come suggeriva in un precedente Post Pedrini.
Siamo ancora convinti che il Rettore deve essere una espressione interna all'Università? Io penso che, se vogliamo affermare con forza i nostri diritti e la nostra autonomia scientifica, dobbiamo rivedere invece certi privilegi di stampo feudale.

Di fatto dei tanti Rettori della Sapienza degli ultimi 40 e piu anni che ho conosciuto ricordo con stima ed affetto una sola persona: Ruberti, un uomo che credeva nel riformismo socialista ed è stato travolto da forze ben piu grandi di lui. Non vorrei avventurarmi in campi in cui sono un dilettante, ma temo che il fallimento di quella stagione di potenziali riforme, le cui cause sono oggetto di infinite discussioni, sia la causa maggiore della decadenza di oggi. Certamente discutere di un Rettore manager può portarci in un campo minato ma la discussione deve essere a tutto campo.