sabato 6 dicembre 2008

Serie A e B, seconda parte.

Vorrei dedurre una bozza di proposta su questo tema, seguirò con qualche variante una idea di Salvatore, Giacometti e Vannini ripresa da altri. Due premesse:
1) dalla discussione è chiaro che molte proposte hanno senso solo se messe insieme a formare sistema.
2) le Università di serie A e B esistono in vari paesi, ma con enormi differenze. Agli antipodi: il sistema USA con "university", "college", e "junior college" ulteriormente differenziati al loro interno, all'opposto il sistema francese con le Grandes écoles. Una traccia di tale sistema da noi è la SNS di Pisa.

Il sistema USA non è praticabile (le ricche: endowment di Harvard: $30 miliardi,Princeton: $14 miliardi; le più povere: Northeastern endowment di $100 milioni) e, secondo me, neppure del tutto auspicabile. Per il sistema francese servirebbero dei notevoli investimenti cosa asssai dubbia di questi tempi. Si potrebbe seguire una semplice via di razionalizzazione del nostro sistema, con costi probabilmente assai limitati e di facile implementazione, simile alla scelta che ha portato ai professori a tempo parziale. La formulo (ma è solo una bozza) come

PROPOSTA 1:

creare due tipi di contratto:
a) Didattico
b) Di ricerca.

a) Nel Didattico la ricerca non è richiesta, ma neppure vietata, il docente opera comunque in un ambiente stimolante dove la ricerca si fa. Lo stipendio è fissato ed il carico didattico è almeno confrontabile con quello di un normale professore in una Università americana (credo siano almeno 150 ore di didattica frontale, ovvero 2+2+1 corsi, ciascuno di 30 ore, su tre quarters per anno accademico). Si noti che un quarter degli USA da noi diventa (con le stesse ore) un semestre, in gran parte per l'inefficientissimo sistema di esami. Io conosco colleghi che un tale carico didattico lo fanno volontariamente per pura coscienza professionale e che, anche se non svolgono ricerca sonomolto apprezzati.

b) Nel secondo il carico didattico è quello attuale o anche minore, la ricerca viene valutata periodicamente e lo stipendio varia in modo sensibile in funzione della attività svolta. Questo dovrebbe eliminare quelli che si prendono sei mesi di vacanze invece che di ricerca. Si può passare da un contratto all'altro.


Resta il fatto che: alcune cariche amministrative, come direttore di Dipartimento o Coordinatore di corsi di Laurea o Dottorato dovrebbero comportare una sensibile riduzione del carico didattico.


Naturalmente il punto cruciale resta la valutazione, se questa viene fatta con il sistema cane non mangia cane o per dirla diversamente todos caballeros fallisce totalmente. Quindi in questo come in altri argomenti che vedremo è essenziale non costruire un sistema autoreferenziale, non è facile, l'Italia è piena di corporazioni che giudicano se stesse.

1 commento:

Alberto Abbondandolo ha detto...

Mi piace lo spirito della proposta, ma vedo un punto debole nelle modalita' di passaggio da un contratto all'altro. Trovo piu' semplice raggiungere lo stesso scopo stabilendo che:

a) Le Universita' assumono con un contratto di tipo "didattico".

b) Un'agenzia nazionale assegna a quei docenti che si distinguono nella ricerca grant individuali (modalita' standard: valutazione di un progetto di ricerca e del cv da parte di peer reviewers internazionali). Questi grant permettono, tra le altre cose, di ridurre sostanzialmente la propria attivita' didattica.

Naturalmente altri enti (tipo SNS o SISSA) assumeranno con contratti diversi, che prevedono molta ricerca e poca didattica.